Di seguito un bilancio molto sintetico dei tre mesi (anche se saranno quattro) vissuti in Nepal, ma più che altro a Kathmandu, che non è proprio un dettaglio. Cosa mi ha entusiasmato e cosa no.
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L’abito non fa il monaco
Una delle piccole grandi comodità del Nepal è che puoi andare in giro vestito un po’ come ti pare. Al netto di abbigliamenti eccessivi per un luogo religioso, qui se hai i pantaloni rotti, le scarpe bucate o la maglietta sporca non frega a nessuno, nemmeno a quei pochi che invece si vestono bene. Mi piace!
Avanti con la lingua inglese
Sarà perché il turismo è una delle prime economie del Nepal, a Kathmandu tutti parlano inglese benino, dal bambino di 8 anni fino al tassista di 40. A scuola l’insegnamento dell’inglese è un cardine fin da bambini, e in alcune scuole gli studenti sono tenuti a parlare sempre in inglese, pena compiti in più per casa.
Questo rende la vita per un europeo immensamente più facile.
Costo della vita tra i più bassi al mondo
Penso che al ritorno in Europa mi prenderà un trauma, al pensiero di andare a cena fuori e spendere 15 euro per una pizza e una birra. Qui 15 euro è il costo del cibo per pranzo e cena per 3 giorni, mangiando al ristorante ovviamente.
Ecco i costi medi della (mia) vita in Nepal.
– affitto mensile (camera singola con bagno in comune, incluse tutte le bollette e internet): 100 euro
– cibo settimanale (colazione in casa e pranzo e cena al ristorante): 40 euro
– bus locale Kathmandu-Pokhara (200 km, 10 ore): 2 euro
– bus turistico Kathmandu-Pokhara (7 ore): 5 euro
– una corsa in taxi dalla periferia al centro (4/5 km, 20 minuti): 2 euro
– un pacchetto di sigarette: 90 cent
Ci sono anche cose che costano “molto” però, specie se rapportate al salario medio nepalese (meno di 100 dollari al mese): tutti i prodotti da supermercato (prezzi europei), il tabacco (4 euro), la birra (2/3 euro) e l’alcool in generale, oltre ovviamente a tutto ciò che interessa i turisti (escursioni organizzate, trekking permit, mountain bike ecc…).
La calma…è una regola
Quando sono arrivato a Prithvi, il ristorante/appartamento dove abito, la ragazza tedesca che mi ha lasciato la camera non faceva che ripetermi: “it’s a relaxing place, no stress”, e al ristorante sono stato avvisato per tutti i primi giorni della lentezza con cui sarebbero stati serviti i piatti. E se il concetto non fosse abbastanza chiaro il bancone del bar espone un foglio che non lascia spazio a dubbi: “Things take time in Nepal, so relax and chill :)”
Alla fine ho scoperto che la calma e la regola del vivi e lascia vivere sono connotati tutti nepalesi e non solo del posto in cui vivo. La calma di cui parlo si può leggere in altre circostanze come ad esempio il traffico: qua è un delirio eppure a parte l'(ab)uso del clacson (che è più che altro un intercalare tra un’accelerata e una frenata), non ho mai assistito a insulti da veicolo a veicolo, a crisi di nervi e litigi per un parcheggio.
Tolleranza religiosa
Pur essendo l’induismo la religione più seguita dai nepalesi (circa il 90%), oltre a questa convivono pacificamente in Nepal altre religioni, dal buddismo al cristianesimo fino all’islam. Non è raro vedere molto vicini un tempio buddista e uno induista, cosa che non disturba affatto i fedeli. Inoltre in Nepal si seguono le festività principali di tutte le religioni. Per dire, qua è festa anche a Natale, nonostante la percentuale di cristiani sia molto bassa.
Meno
Quanto cemento!
Continuando di questo passo si andrà a costruire fin sulle pendici delle montagne che circondano la valle di Kathmandu. Il settore edilizio nella capitale nepalese sta vivendo un vero e proprio boom grazie a nuovi investitori stranieri con risultato una cementificazione esasperata.
Traffico e smog
Beh questa non è una novità eppure finché non lo si prova è difficile anche immaginare di sentire fastidio alla gola dallo smog semplicemente camminando per strada. Indispensabile la mascherina antismog per chi gira in bici e in motorino, ma molti la usano anche in auto o a piedi.
Quella volta davanti alla sede dell’ONU…
Vedere davanti alla sede dell’ONU un palazzo in costruzione dove ogni sera lavorano decine di bambini in condizioni di insicurezza (e sicuramente con paghe da fame), non è proprio quello che ci si aspetta.
Qualche piccolo disagio
Il problema principale è che ogni giorno manca la corrente, almeno un paio d’ore la mattina, il pomeriggio e la sera, e per questo deve essere ben gestita la batteria del portatile. La connessione internet a Kathmandu è abbastanza diffusa ma ancora lenta rispetto agli standard europei. In questo momento poi sono senza acqua calda da due settimane (anche se in genere non avviene per più di qualche ora al giorno).