Dopo un paio di settimane a Chefchaouen e un giro in auto nell’interno, sono tornato nel nord del Marocco per passare cinque giorni a Fes, nella grande e caotica medina della città imperiale. A differenza di Marrakech, ma anche di altre città marocchine, la vita di Fes non ruota attorno a un’unica piazza principale e per questo all’inizio, senza una guida, non è facile orientarsi. Ma perdersi a Fes è anche un’esperienza divertente, seguendo il traffico di persone si osserva sempre qualcosa di interessante, una moschea, un banchetto di cibo di strada, un mulo che trasporta un carico d’acqua, ragazzini che si propongono come guide e venditori di ogni cosa. In caso non si riesca proprio e trovare la strada del ritorno, è sufficiente chiedere ad un bambino di essere riaccompagnati lasciando una mancia di 10 dihram (1 euro).
Anche prendere una guida per girare le medina con un po’ più di cognizione di causa (dopo essercisi persi da soli) vale la pena, per la possibilità di passeggiare in alcune vie della medina rimaste fuori dagli angoli più turistici e fare caso ad alcuni particolari caratteristici di Fes: i muri colorati e i veri e propri murales, le vie strettissime tra una casa e l’altra (se una donna non ci passa non può sposare l’uomo che ci vive), delle finestre/balconi sporgenti con un foro sul pavimento per calare una corda e tirare su le cose senza scendere.
Altre tappe interessanti del giro della medina con la guida sono state la conceria, dove si assiste al lavoro delle pelli, una cosa massacrante da fare per diverse ore al giorno sotto il sole e con i piedi a mollo in un’acqua piena di cacca di piccione, e un negozio dove ancora si fila la seta con i vecchi macchinari.
A Fes molti tetti delle case sono verdi, il colore dell’islam, come anche a Marrakech e a Meknes. Le porte delle case danno un indizio anche della condizione sociale degli abitanti di Fes, in genere più sono grandi e più indicano benessere. Queste porte hanno la possibilità di una doppia apertura, normale per le occasioni di tutti i giorni e l’apertura totale in caso di ricevano ospiti importanti. Anche il modo di bussare alla porta è diverso a seconda di chi sta entrando, un parente o un componente della casa bussa più piano, un ospite più forte.
Molte porte delle case sono lasciate sempre aperte da chi vi abita, in segno di accoglienza ed ospitalità verso chi ne dovesse avere bisogno.
Fes è divisa in numerosi quartieri e, secondo gli abitanti, un quartiere è vivibile al massimo se al suo interno vi sono 5 elementi principali: una fontana, una moschea, un hammam, una scuola e un panettiere.
Un altro elemento importante della città è la madrasa, ovvero l’università coranica. La madrasa svolge tre principali funzioni: di moschea, scuola e dormitorio. Possono accedervi i ragazzi (solo uomini) dopo la scuola dell’obbligo e dopo aver superato un esame di sbarramento. Per i fuorisede ci sono 300 posti letto e per i ragazzi più poveri è il governo che provvede a tutto, dalla fornitura dei testi all’abbigliamento. Le discipline insegnate sono diverse ma è obbligatorio e importante soprattutto lo studio del Corano.
La cucina marocchina, almeno quella servita nei ristoranti e locali, non è molto varia ma Fes fa eccezione e girando con un po’ di pazienza si trovano posti che servono diverse specialità locali. Oltre al cous cous, la pastilla e alle tajine (sempre bollenti anche ad agosto!), tra i cibi di strada meritano un assaggio le diverse piadine dolci o salate, lo yogurt alla vaniglia, una sorta di polenta condita con il curry, il panino con l’uovo sodo, dolci e dolcetti di ogni tipo e fichi d’india a volontà.
Domani si riparte in auto verso la costa mediterranea del nord, intanto stasera presenza ad un matrimonio marocchino, magari ci sarà da divertirsi!