Durante i tre giorni a Fes abbiamo conosciuto una famiglia marocchina che si è riunita per un matrimonio e che, tra una chiacchiera e l’altra, ci ha invitato a partecipare.
Si è trattato di un matrimonio arabo, molto differente dall’altro tipo di matrimonio diffuso in Marocco, quello berbero, che dura diversi giorni e vi può partecipare chiunque.
Ad invitarci sono stati Nadia e Abdul, che vivono a Lecco, mentre a sposarsi è un loro fratello rientrato per l’occasione dalla Svezia.
Così nel tardo pomeriggio prendiamo un taxi dalla medina per arrivare a casa della famiglia dello sposo, un appartamento in una zona residenziale di Fes. La casa è elegante e a tratti sfarzosa, sicuramente arricchita per l’occasione ma già ben arredata di suo. Un lungo divano a ferro di cavallo circonda il salone al cui centro sono disposti, semiaperti, dei grandi contenitori a forma di cono con i regali che lo sposo presenterà alla sposa.
Veniamo accolti da tutti con calore e presentati come amici italiani di Nadia e Abdul; per prima ci viene presentata la mamma a cui diamo un piccolo pensiero per gli sposi, una tovaglietta ricamata comprata nella medina su suggerimento della nostra guida. Poi è la volta del papà, gli altri fratelli e sorelle, parenti vari e i bambini, i più timidi. Beviamo del tè e ci vengono dati dei vestiti per la cerimonia, un lungo abito verde da donna e un saio bianco con le tipiche scarpe a punta gialle per uomo. Dopo un’oretta buona ci avviamo prima all’albergo dove gli sposi trascorreranno la notte, e poi al ristorante, dove la famiglia della sposa, solita arrivare prima, è già dentro che ci attende. L’esterno del ristorante è, senza mezzi termini, molto pacchiano, con mille lucine e scritte a intermittenza tipo casinò. L’interno è più sobrio, ma comunque molto elegante. Dopo un’altra ora di attesa arrivano finalmente gli sposi accompagnati da una limousine, i quali vengono poi trasportati a spalla su una sorta di troni e, solo dopo una mezz’ora di balli e musiche, sempre con gli sposi tenuti a spalla, la cena può iniziare. E’ l’1 di notte.
Lentamente arrivano le portate, antipasti, secondi e molti dolci. Tra una portata e l’altra soprattutto le donne ballano. Alle 6 del mattino, prima di passare alla torta, la sposa ha già effettuato 6 cambi d’abito.
La cerimonia volge al termine e passiamo l’alba a chiacchierare con Abdul, uno dei fratelli dello sposo che vive in Italia da una ventina d’anni, i primi cinque dei quali da clandestino.
Dice Abdul: “io vengo a queste cerimonie per i miei genitori, ma lo so che è solo una cosa simbolica. Alla fine questo come tutti è un matrimonio organizzato, ma come fai a sposarti se non sai se a tua moglie le piace o no il gelato? Io non sono per queste cose, io sono per conoscersi prima, per l’amore, per la passione!“.